giovedì 27 ottobre 2011
In Mountain Bike lungo la Via degli Dei - 1° puntata
E' da un anno che ci pensiamo e ci è voluto un mese per prepararla... giusto quanto serviva per far arrivare il freddo!
Ma pazienza, l'avventura è l'avventura e gli intrepidi Lollo e Giò, schivando tutti gli anatemi dei parenti, partono lo stesso...
Materiale e vestiario tecnico è stato acquistato on-line, rigorosamente su ebay: portapacchi, sacche posteriori, luci e segnalazioni, tende e provviste. Nonché revisione alla bici, studio del percorso, del meteo e dei treni per il ritorno. Non manca più niente, e via!
Sabato 22 Ottobre 2011 - BOLOGNA - MONZUNO
Ritrovo alle 8.30 a casa di Lollo dalla Certosa. Ultimi carichi e ritocchi, cuffia guanti e partenza. Si costeggia la Certosa si imbocca il lungo Reno fino al Talon e si entra. Il percorso prevede di costeggiare il Reno sul lato est, ma è pieno di buche... "so io come arrivare a Sasso!", dice Lollo, e ci mettiamo a seguire una strada asfaltata, privata e poco trafficata fino a un bivio, presso Pontecchio, in cui apparentemente si può scegliere solo tra Statale per Sasso o Autostrada... allora via per la statale!
Se non che, l'uscita di Sasso è sbarrata. Allora noi si esce lo stesso per provare a svicolare, ma finiamo il un borghetto di case di sasso, dove ci viene in aiuto un fantastico maghrebino che ci dice che abbiamo sbagliato tutto... dobbiamo ritornare indietro, andare alla stazione prendere un paio di ponti e puntare verso le Ganzole... "Stazione? Ma certo!", Lollo finge di aver capito e ci approntiamo a tornare sulla statale... Tutto liscio fino all'incrocio? No. A Lollo si rompe triangolo sotto cannone. Non chiedetemi perché! Comunque, lo ripariamo con lo spago e ripartiamo e...vissero felici e contenti? Neanche stavolta. A metà strada si accorge che manca il coltellino a quindi torniamo indietro, lo troviamo e finamente ripartiamo per la statale in direzione Bologna...
Arrivati all'imbocco ci viene l'illuminazione: "Dobbiamo andare in paese! Verso la stazione di Pontecchio, poi un po' a sud e poi attraversare l'autosrada, facilissimo!" ...gasati da questa illuminazione diabolica ci lanciamo e, subito, ci infognamo nella zona industriale piena di capannoni e a cui si accede da un inquietante cancello di cui solo un fantomatico amministratore ha le chiavi. Boh. Pedalando verso sud con fiducia incrollabile, arriviamo finalmente in vista della stazione... è fatta! è lì! Sì, ma in mezzo c'è una alta rete di metallo. Ma lo fanno apposta?!?! ... e c'è pure il ponte proprio lì, quello che passa sull'autostrada e punta al radioso appennino, cazzo!
Va bene, contegno. Una staffetta in avanti verifica che nulla è perduto, c'è un passaggio nella rete, stretto ma accessibile, per il ponte, e anche gli operai al lavoro in stazione ci grugniscono che, sì, per quel ponte si va per la Gazole. Grande! Passiamo lo sbarramento, ci inerpichiamo e siamo di là dall'autostrada, e subito il paesaggio cambia e diventa bellissimo... prima incrociamo un bellissimo edificio merlato e poi passiamo per uno strettissimo ponte sospeso ad una carreggiata sola (ma proprio una sola, eh! Nel senso che se ci passa una vecchia panda, non ci passo io in bici...) sul Reno... e siamo finalmente in aperta campagna!
Vai, siamo finalmente riusciti a lasciarci la città tentacolare alle nostre spalle! Dopo poco poi, il primo cartello della Via degli Dei ci fa sentire per la prima volta sicuri di essere sulla buona strada... ora non possiamo sbagliarci! Pedaliamo e pedaliamo e ad un certo punto appare un segnale CAI che ci dice di deviare bruscamente in una direzione che non aspettavamo. Appunto. ...grandi elucubrazioni, controlli di mappe, bussole, guida e speculazioni sul senso dei cartelli del CAI... morale, non abbiamo capito un cazzo e decidiamo di seguire lo stesso questo sentiero imprevisto. Vai, mezz'ora di pensate e dopo due pedalate ci troviamo nel retro di un grande capannone con tanto spiazzo e parcheggio che sembra un ritrovo di bande per sfide e sparatorie... Vabbè. Torniamo indietro. Riprendiamo incerti la strada fino a che, ad uno sperdutissimo centro di riciclo totale dell'HERA, non ci confermano che siamo sulla buona strada per le Ganzole, grande! Ci danno due indicazioni e, dopo neanche cento metri, ritroviamo i cartelli della Via degli Dei...evvai! Ci dimentichiamo delle Ganzole e iniziamo la prima vera salita su per via Colliva...
Grande fatica e grande sudata, tieni la cuffia, togli la cuffia e altre grandi manovre... e incontro con una coppia da ridere di ciclisti... l'esperto super equipaggiato che aveva già fatto tutti quei sentieri mille volte in moto, bici e quant'altro, ma senza GPS era perso... e l'altro, degno gregario con i pantaloni da ciclista più belli che abbia mai visto, a strisce colorate che sembrava un misto tra Arlecchino, un clown e Pantani.
Dopo aver litigato con la mia catena e aver fatto un altro po' di salita tosta ci troviamo davanti ad una scelta...una strada lunga, asfaltata, ma mal segnalata, con pendenza non esagerata che passa anche per una vite secolare, o una salita pazzesca su per via Orchidee che dopo poco diventa sterrata e ancora più ripida? Esatto. La seconda. E con questo ci siamo giocati le gambe per il resto della giornata.
Il paesaggio però è bellissimo, l'aria fresca e la giornata di sole splendente. Proseguiamo per i sentieri lungo i crinali, spaziando su tutte le valli circostanti, finchè, ad incrocio, chi troviamo? La mitica coppia di ciclisti di prima, che dopo un altro po' di consigli si congeda per tornare giù verso Sasso.
Noi invece proseguiamo, tra sentieri e strade asfaltate verso Monte Adone. Qui Lollo si accorge di avere una gomma a terra e quindi prontamente ci fermiamo per usare il nostro spray tappabuchi di emergenza. Prima diamo una bella rigonfiata alla gomma e, visto che sembra che non perda, decidiamo di tenerla così... speriamo in bene.
Lungo il nostro percorso incontriamo un altro ciclista a cui raccontiamo dei nostri piani di arrivare fino a Firenze. Entusiasta ci dice che anche lui è da tanto che lo vuol fare, ma che nessuno vuol mai venire con lui... Ci fa compagnia fina alla base di Monte Adone e ci scambiamo i numeri di telefono per metterci d'accordo per futuri altri giri in bici. A questo punto, per gli eroi, è prevista la salita sul monte... un simpatico sterrato col 30 percento di pendenza equivalente. No, grazie. Noi evitiamo la salita a Monte Adone e puntiamo per Brento. Oramai però è ora di pranzo...che si fa? Beh, si sta poco a pensare, abbiamo con noi delle belle barrette energetiche. Ce ne pappiamo una a testa e via! Che c'è di meglio ad una barretta di crusca compressa al sapore di manzo e miele? Una taverna montanara. Come quella che c'era due curve dopo... Eee pazienza!
E' ora di pensare al prossimo obiettivo... aggirare e superare Monterumici! Questa cima si trovava lungo la Linea Gotica, su cui si asserragliarono i Tedeschi per diversi mesi. Ci avviciniamo lungo una bellissima strada di crinale e imbocchiamo la strada che ci gira attorno, con ottima vista sul Monte Adone che ci siamo lasciati dietro. Lungo la strada superiamo allegramente due coppie di trekkers che stanno percorrendo la Via degli Dei a piedi. Dopo poco però imbocchiamo una strada sterrata segnalata dai cartelli CAI e a breve ci ritroviamo a scarpinare, spingendo la bici, in alto verso Monterumici. Ma non dovevamo girarci intorno? Avremo preso la deviazione sbagliata? Troppo tardi per recriminare...oramai i trekkers a piedi incontrati prima ci stanno alle calcagna e, con uno scatto di orgoglio, copriamo a balzi l'ultima salita e ci immettiamo nuovamente in strada in direzione Monzuno, la nostra tappa per questo primo giorno.
Vai, ancora un tratto in salita, in mezzo ai boschi e asfaltato e poi è fatta! Ogni pedalata è una sofferenza ormai, ma il costante pensiero di una salsiccia alla griglia fa miracoli, come noto... A qualche chilometro di distanza dal paese, però, il percorso devia su di un sentiero e ricominciano un po' di saliscendi nel bosco. E vabbè, vai col sentiero.
Ma non tutto il male viene per nuocere, proprio in questa parte boscosa Lollo identifica una bella radura dove accamparsi. L'unico problema è che ci manca l'acqua. Dopo un tentativo infruttuoso, troviamo una coppia che molto gentilmente ci ricarica le borracce. Sarà mica freddo dormire accampati fuori il 22 di Ottobre? Ma noooo, dai! Si torna alla radura e incominciano le grandi manovre... ci si veste per la sera - calzamaglie e piles in abbondanza - togliendosi tutti i vestiti bagnati e mettendoli a stendere con uno spago tra de alberi, Lollo prepara il fuoco e le cibarie e io studio per montare la nostra nuova tenda.
Dopo un oretta, tutto è pronto, ci facciamo una scorpacciata di piada con salsiccia, melanzane e rucola e buonanotte a tutti! Sono le 19.30 a far bene, ma siamo cottissimi.
CONTINUA...
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